Il Vesuvio è tra i vulcani attivi fra più famosi del mondo e, durante i suoi 10 mila anni di esistenza, è stato protagonista di una settantina di eruzioni: quella più tragicamente famosa risale al 79 d.C., quando lava e cenere seppellirono le città romane di Pompei ed Ercolano.
Quando accadrà la prossima eruzione del Vesuvio?
Alcuni studi del vulcanologo americano Flavio Dobran, della New York University, confermerebbero che un’eruzione del Vesuvio di 15 minuti porterebbe alla devastazione dell’intero golfo di Napoli e alla conseguente morte di un milione di abitanti.
Il vulcanologo americano è sicuro che il Vesuvio, “dormiente” dal 1944, esploderà con una potenza mai vista e, in appena quattro minuti, inghiottirà 5 o 6 comuni della zona rossa (del piano di evacuazione).
La sua ultima relazione è ancora più tragica rispetto a quelle precedenti.
Il vulcanologo americano afferma, infatti, che alla prossima eruzione del Vesuvio una colonna di gas, cenere e lapilli, si innalzerà per tre mila metri sopra il cratere e valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di 100 metri al secondo con una temperatura di 1000 gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di 7 chilometri, spazzando via strade e case e bruciando alberi, asfissiando animali e uccidendo forse un milione di esseri umani in soli 15 minuti.
Si tratta di un’ipotesi documentata, frutto di studi approfonditi. La sola incognita è rappresentata dalla data in cui si verificherà la prossima eruzione del Vesuvio.
Dobran ha progettato un simulatore vulcanico globale, cioè un modello informatico in grado di ricostruire le passate eruzioni dei vari vulcani per descrivere quelle future. Il simulatore vulcanico globale di Dobran, dopo aver analizzato i dati, ha disegnato uno scenario infernale: appena 20 secondi dopo l’esplosione il fungo di gas e ceneri incandescenti avrà già raggiunto i 3 mila metri di altezza. Un minuto dopo la valanga ardente si troverà già a due chilometri dal cratere. In tre minuti raggiungerà i comuni di Ottaviano, Somma Vesuviana e Boscoreale. In quattro minuti arriverà a Torre del Greco ed Ercolano. Sessanta secondi dopo sarà la volta di Torre Annunziata.
Il Vesuvio è il vulcano più pericoloso al mondo per la numerosità della popolazione che vive nell’area circostante (tre milioni). È una meraviglia naturale e, allo stesso tempo, una pistola carica puntata alla testa.
Si spera che gli esperti sappiano riconoscere i segni premonitori con un anticipo sufficiente a mettere in salvo le centinaia di migliaia di persone che vivono nelle zone a rischio. In caso contrario, e se la prossima eruzione del Vesuvio dovesse essere devastante, la città di Napoli potrebbe essere la prossima Pompei.
Le eruzioni più violente del Vesuvio sono chiamate eruzioni pliniane. Esse possono uccidere migliaia di persone in pochi secondi a causa del killer letale, il flusso piroclastico.
Secondo gli studiosi, quando arriva il momento in cui la colonna di aria calda sopra il vulcano non riesce più a contenere la grande quantità di ceneri incandescenti e gas fuoriusciti dal cratere, la colonna collassa verso il basso, creando una sorta di immensa valanga. Una valanga di materiale incandescente che può superare i 1000 gradi di temperatura e muoversi a centinaia di chilometri all’ora. Chiunque avesse la sfortuna di trovarsi vicino ad un flusso piroclastico avrebbe a malapena il tempo di accorgersene prima di morire.
Per avere un’idea concreta di quanto violento possa essere un flusso piroclastico di una eruzione pliniana confrontiamolo con il crollo delle “Twin Towers”della tragedia di New York dell’11 settembre del 2001. L‘eruzione del Vesuvio del 79 d.C ha prodotto un’onda d’urto con una forza dieci mila volte maggiore.
Le eruzioni pliniane del Vesuvio sono spesso separate da migliaia di anni, ma nel frattempo si verificano eruzioni minori, definite dagli studiosi eruzioni “sub pliniane”.
La differenza tra una eruzione pliniana e una sub pliniana è unicamente la scala. Le eruzioni pliniane del Vesuvio proiettano in cielo una montagna di materiale incandescente che poi finisce col collassare a terra su un’area di enormi dimensioni. Le eruzioni sub pliniane, invece, sono uguali ma in scala ridotta, cioè interessano un’area di piccole dimensioni. Le eruzioni sub pliniane, quindi, sono meno gravi di quelle pliniane, ma possono comunque causare vittime. La più recente eruzione sub pliniana del Vesuvio risale al 1944. Questa eruzione non è paragonabile a quella che ha distrutto Pompei nel 79 d.C., ma si è trattato, comunque, di un evento pericoloso che ha causato ben 26 vittime. Per questo motivo è importante capire quando la catastrofe colpirà. Nessun vulcano al mondo è realmente prevedibile con molto anticipo e predire la prossima eruzione del Vesuvio è impossibile. Gli studiosi devono cercare gli indizi nascosti nel passato del vulcano per determinare il suo futuro. Per questo motivo sono di vitale importanza le passate eruzioni del Vesuvio.
In caso di prossima eruzione, l’unico modo per salvare la popolazione è la sua completa evacuazione nel raggio di 20 km dal cratere. Una distanza enorme, che coinvolgerebbe l’intera città di Napoli, e quindi 3 milioni di persone. Si tratterebbe di una misura di sicurezza indispensabile perché è impossibile fare previsioni sul tipo di eruzione che avverrà, così come è impossibile prevedere la distanza di sicurezza minima che garantirebbe alle persone di essere tratte in salvo.
La città di Napoli è stata già colpita nel passato: nel 1780 a.C. ci fu una violentissima eruzione del Vesuvio (pliniana), chiamata eruzione Avellino.
Recenti scoperte hanno portato alla luce i resti di una popolazione risalente all’età del bronzo, a circa 15 chilometri dal Vesuvio. Qui sono stati rinvenuti due scheletri di una giovane donna di circa 19 anni e di un uomo di circa 45 anni, risalenti grosso modo al 1780 a.C.
Queste due persone morirono ricoperte da circa 1 metro di pomice. Le vittime non ebbero il tempo di scappare e morirono soffocate nei primi istanti dell’eruzione.
La cosa più sorprendente è la posizione del villaggio devastato, che sorge all’interno dell’area metropolitana di Napoli; un’area da sempre ritenuta sicura. La scoperta di questi resti è la prova che il Vesuvio può produrre un’eruzione tale da raggiungere la città di Napoli. Ciò rende il Vesuvio un vulcano potenzialmente molto più pericoloso di quanto si fosse mai pensato. Oggi nell’area metropolitana di Napoli vivono 3 milioni di persone che correrebbero grandissimi rischi se si verificasse un’altra eruzione come quella dell’età del bronzo. Ovviamente l’eruzione Avellino rappresenta lo scenario peggiore che potrebbe verificarsi in un’eruzione futura, ma si tratta comunque di un’ipotesi reale da prendere in considerazione.
Come detto gli studiosi devono cercare gli indizi nascosti nel passato del vulcano per determinare il suo futuro.
La prossima eruzione del Vesuvio sarà preceduta da un terremoto di forte intensità?
Sappiamo che in passato è accaduto, ma non è detto che la prossima eruzione del Vesuvio sarà preceduta da un terremoto di forte intensità. I vulcani causano terremoti differenti da quelli emanati dalle aree tettoniche. Anzi alcuni studiosi temono che il segno premonitore più probabile possa essere uno sciame sismico concentrato in un breve arco temporale.
Questa tipologia di fenomeno viene costantemente monitorata dall’Osservatorio Vesuviano.
La prossima eruzione del Vesuvio sarà preceduta da un rigonfiamento da parte del terreno?
Gli storici hanno effettuato una scoperta sorprendente, un fenomeno verificatosi prima che avvenisse il violento terremoto del ’79. L’intera area intorno al golfo di Napoli si gonfiava e sgonfiava, seguendo i movimenti della camera magmatica. I cambiamenti della pressione del magma, sotto al Vesuvio, avevano questo effetto: quando la pressione saliva anche il livello del terreno saliva, quando la pressione diminuiva la terra scendeva.
Questo fenomeno è chiamato bradisismo; in greco significa lento terremoto.
Col passare degli anni non si percepisce più come un movimento della terra ma del mare. Il mare sembra salire improvvisamente di livello per poi ritirarsi, e questo fenomeno si ripete per anni.
Prima della eruzione del 79 d.C. la linea di costa ha subito gravi variazioni ed è avanzata e arretrata più volte, rinnovandosi continuamente.
Una variazione del livello del terreno potrebbe essere un altro segnale anticipatorio della prossima eruzione del Vesuvio.
Sebbene sia impossibile dire quando avverrà la prossima eruzione, gli studiosi concordano con l’affermare che si tratterrà di un evento devastante in quanto la dimensione della camera magmatica, sotto il vulcano, è comparabile a quelle delle ultime due grandi eruzioni.
Studi hanno dimostrato che nel ’79 d.C., prima dell’eruzione, il magma era intrappolato a circa 8 km di profondità. Purtroppo questa è la stessa profondità oggi rilevata dagli strumenti. Attualmente, sotto il Vesuvio, c’è magma a sufficienza per produrre una violenta eruzione e prima o poi quel magma risalirà in superficie.
Nel peggiore dei casi, se la prossima eruzione del Vesuvio dovesse essere violenta, provocherebbe flussi piroclastici che devasterebbero la regione e non lascerebbero scampo a chiunque venisse investito da tale onda. Il calore invaderebbe immediatamente il corpo che reagirebbe piegando tutti e quattro gli arti, in una reazione automatica. Un istante e si muore. Considerando che la propagazione dell’onda incandescente viaggerebbe ad una velocità di centinaia di chilometri l’ora, l’unica salvezza possibile starebbe nel non venire investiti, quindi nell’essere già scappati. E con milioni di persone in fuga l’area cadrebbe immediatamente nel caos e i problemi di evacuazione sarebbero enormi.
Piano di evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio
Gli esperti della protezione civile devono affrontare la questione e prepararsi all’inevitabile.
Teoricamente dalla comparsa dei primi sintomi all’eruzione vera e propria dovrebbe passare anche una settimana e il piano di evacuazione dovrebbe essere portato a termine nell’arco di 3 o 4 giorni.
L’attuale piano di emergenza e di evacuazione è basato su un’eruzione subpliniana e comporterebbe lo sgombero di 600mila persone in 3 o 4 giorni.
Ma se così non accadesse e non ci fossero 3 o 4 giorni? E se l’eruzione non fosse subpliniana? Il piano di emergenza per la prossima eruzione del Vesuvio non prende in considerazione l’evacuazione di 3 milioni di persone; questa differenza potrebbe essere la causa di una grande tragedia.
Sono 18 le città dell’area vesuviana inserite nella zona a rischio in caso di eruzione del Vesuvio, definita zona rossa. Sarà qui che le manovre di evacuazione saranno concentrate ai primi segni di instabilità da parte del Vesuvio. Napoli non è inclusa in questa zona. I confini della zona rossa, tra l’altro, sono stati disegnati in base ai confini comunali. Scelta aspramente criticata e poco logica perché quando il flusso piroclastico si abbatterà sull’area non si fermerà di certo solo per essere arrivato al confine di una città. In alcuni casi i confini della zona rossa arrivano a 7 chilometri di distanza dal cratere, in altri a 12. Si sarebbe dovuto probabilmente tracciare una circonferenza di 15 chilometri di raggio per individuare le zone a forte rischio.
In ogni caso il Vesuvio, a prescindere dalla sua forza distruttiva, e, forse, in parte anche per essa, rimane una delle risorse naturali più affascinanti della regione Campania.